Articolo aggiornato il 28 Dicembre 2023 da Stefano Mastrangelo
Consulenza fiscale GRATUITA e senza impegno con Fiscozen
Hai bisogno di inquadrare la tua situazione fiscale e avere un prospetto delle tasse che pagherai con la Partita IVA?
Prenota una consulenza fiscale gratuita e senza impegno con un esperto del settore tramite il form qui sotto, ti aiuterà a fare chiarezza e a risolvere i tuoi dubbi.
Se il tuo sogno è quello di intraprendere una carriera da freelance e ti piacerebbe diventare un lavoratore autonomo per gestire meglio il tuo tempo e i tuoi introiti, puoi scegliere di aprire la partita IVA e prendere in considerazione la formula in regime forfettario. Devi, però, fare molta attenzione nella distinzione dei guadagni che inserisci in fattura e quelli che effettivamente ti restano dopo avere scorporato tasse e contributi.
A prima vista può sembrare complesso, ma il calcolo tasse regime forfettario è molto più semplice di quanto si possa pensare. Scopriamo insieme come calcolare le tasse nel caso della libera professione.
Indice
- 1 Che cosa si intende per regime forfettario?
- 2 Come funziona il calcolo delle tasse nel regime forfettario
- 3 L’imposta sostitutiva nel calcolo delle tasse in regime forfettario
- 4 Reddito lordo e reddito imponibile nel regime forfettario
- 5 Il coefficiente di redditività e il codice ATECO
- 6 Le spese deducibili nel regime forfettario
- 7 Come pagare le tasse nel regime forfettario?
Che cosa si intende per regime forfettario?
Nel nostro Paese esistono due tipologie di regime fiscale: quello ordinario e quello forfettario, chiamato anche “regime agevolato”. Di seguito prenderemo in esame la tipologia del regime forfettario, più conveniente inizialmente per chi decide di intraprendere un’attività da freelance o libero professionista.
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato che a partire dal 2015 prende il posto del “regime dei minimi”, pensato per coloro che vogliono aprire una propria attività. I lavoratori autonomi che vogliono accedervi devono essere in possesso di alcuni requisiti, tra cui non superare il tetto massimo di 85mila euro all’anno di ricavi e compensi, come previsto dalla Legge di Bilancio 2023 n.197/2022.
Il regime forfettario può offrire una serie di vantaggi sia in termini economici che contabili. Innanzitutto si può notare una notevole riduzione delle tasse, ma non sempre è facile intuire quanto guadagno netto si può ottenere partendo da un guadagno lordo. Dall’importo che viene pagato dal cliente è necessario sottrarre le tasse e i contributi destinati agli enti previdenziali, per stabilire l’effettivo guadagno.
Se non hai voglia oppure il tempo di dedicarti al calcolo delle tue tasse, puoi affidarti a piattaforme come Xolo, leader nel settore che offrono un’assistenza personalizzata con l’aiuto di un consulente commercialista digitale dedicato.
Come funziona il calcolo delle tasse nel regime forfettario
Il calcolo delle tasse nel regime forfettario avviene prendendo in esame 4 fattori molto importanti:
- il codice ATECO: ovvero un codice alfanumerico che permette di classificare i vari tipi di attività economica e che si ottiene al momento dell’apertura della partita IVA;
- il coefficiente di redditività: ovvero una percentuale fissa scelta a seconda del tipo di attività che serve per stabilire quanta parte di ciò che viene incassato è da tassare e quale può essere considerata come costo fisso di attività (spese forfettarie e non deducibili);
- l’aliquota percentuale dell’imposta sostitutiva, del 5% oppure 15%;
i contributi previdenziali: somme di denaro che servono per creare la pensione e altre prestazioni di tipo assistenziale. I contributi possono essere versati mediante la gestione separata INPS, ovvero la cassa di riferimento del proprio ordine professionale, oppure la gestione IVS artigiani e commercianti
L’imposta sostitutiva nel calcolo delle tasse in regime forfettario
La prima cosa da sapere riguardo il calcolo delle tasse è che la tassa presente nel regime forfettario prende il nome di “imposta sostitutiva” e racchiude, oltre che sostituisce, tutte le tasse del regime ordinario (quali IRAP, IRPEF e tasse addizionale comunali e regionali).
L’imposta sostitutiva è molto conveniente, da qui il principale vantaggio dell’apertura della partita iva a regime forfettario, perché va:
- dal 5%: per coloro che aprono un’attività per i primi cinque anni;
- al 15%: dal sesto anno di attività in poi e per tutti coloro che non aprono alcuna attività.
L’imposta sostitutiva deve essere applicata solo al reddito imponibile netto. Per capire quanto possa essere conveniente tale imposta del regime forfettario, si può paragonare con la tassa IRPEF del regime ordinario, che viene calcolata a seconda le fasce di reddito e può variare dal 23% al 43%. Avere una sola imposta sostitutiva, quindi, al 15% consente di risparmiare notevolmente.
Reddito lordo e reddito imponibile nel regime forfettario
Per sapere la quantità di tasse da pagare su un guadagno è bene calcolare il reddito imponibile, perché l’imposta sostitutiva non viene applicata sulla cifra intera ma solo sul reddito imponibile.
Nel regime forfettario non si sottraggono le spese sostenute nel corso dell’attività, come avviene nel regime ordinario, ma viene calcolata una cifra fissa di “spese forfettarie” a seconda del coefficiente di redditività di ogni attività professionale.
Il coefficiente di redditività e il codice ATECO
Il coefficiente di redditività rappresenta un coefficiente, sotto forma di percentuale, che può variare a seconda della categoria di attività ed è associato a un codice ATECO, attraverso il quale vengono classificate tutte le attività economiche. Il codice ATECO è un codice formato da lettere e numeri, imposto dall’Agenzia delle Entrate per consentirne la classificazione. L’elenco completo dei codici ATECO è disponibile sul sito dell’ADE in un’apposita sezione e viene assegnato al momento dell’apertura della partita IVA. Si può richiedere il proprio codice anche al commercialista oppure alla Camera di Commercio.
Le spese deducibili nel regime forfettario
All’interno del regime forfettario, il lavoratore autonomo non può scaricare tanto meno dedurre alcuna spesa, perché le spese di gestione della propria attività sono già forfettizzate in una percentuale fissa, in base al tipo di attività.
Ecco perché è necessario considerare ogni caso specifico con l’aiuto di un professionista del settore, per capire se può essere opportuno rientrare nel regime forfettario o meno. Se le spese sostenute per la gestione dell’attività sono sostanziose sicuramente questa scelta è poco indicata e potrebbe essere meglio optare per un regime ordinario dove, invece, è possibile dedurre diverse spese.
Nelle imprese familiari che utilizzano il regime forfettario, solo il titolare dell’impresa può versare l’imposta sostitutiva al 15%, percentuale che viene calcolata sul reddito di impresa prima che le altre quote siano assegnate ai familiari. In questo caso, sono deducibili tutti i contributi previdenziali, anche quelli versati per conto di collaboratori che risultano fiscalmente a carico oppure se il titolare non ha esercitato sui collaboratori il diritto di rivalsa.
Come pagare le tasse nel regime forfettario?
Le tasse e i contributi sono versati tenendo conto della dichiarazione dei redditi e pagati con il modello F24 allo Stato. Si può suddividere l’importo fino a 5 rate, tenendo presente due date di pagamento, valide per ogni anno: il 30 giugno (per il versamento del saldo dell’anno precedente e primo acconto) e il 30 novembre (per il versamento del secondo acconto).
Nel caso in cui dovessi avere dei dubbi in merito al pagamento delle tasse con il tuo regime forfettario, ti consigliamo di rivolgerti ad un commercialista di fiducia per avere la certezza di non sbagliare ed avere tutti i calcoli sempre sotto controllo. Affidati solamente a professionisti del settore.