Articolo aggiornato il 6 Marzo 2024 da Stefano Mastrangelo
Un’attenta gestione del bilancio familiare è una questione di vitale importanza nell’ambito dell’economia domestica poiché è il modo migliore per riuscire a fare ciò che viene brillantemente sintetizzato dalla popolare espressione “far quadrare i conti”.
Può sembrare di primo acchito un’operazione complessa, difficile da mettere in pratica, ma siamo tutti ben consapevoli che controllare adeguatamente le entrate (stipendio, pensione o altri tipi di introito) e le uscite è il miglior modo per non intaccare la propria scorta di liquidità e destinare al contempo una certa quota dei vari introiti a risparmi e investimenti; è quindi opportuno fare uno sforzo per gestire in modo adeguato le proprie risorse finanziarie.
Naturalmente, tutto varia e seconda delle entrate che si hanno a disposizione nel corso del mese; ma quanto guadagnano in media gli italiani? In base alle statistiche, lo stipendio medio nel Belpaese è di circa 1700 euro netti; naturalmente, entrando nello specifico, è possibile notare un enorme divario tra chi guadagna cifre di questo tipo e chi invece percepisce uno stipendio nettamente inferiore.
Appare chiaro che le entrate familiari cambiano ovviamente da famiglia a famiglia e anche le uscite sono influenzate da vari fattori; non è quindi possibile fornire consigli indicando specifiche cifre; si possono però dare indicazioni su base percentuale. A questo proposito, una delle strategie più adottate in assoluto riguardo alla gestione del bilancio familiare è la strategia 50-30-20; scopriamo quindi di cosa si tratta.
Cos’è la strategia 50-30-20?
La strategia 50-30-20 è un notissimo metodo ideato anni fa da una giurista statunitense, Elizabeth Ann Warren e descritto compiutamente nella sua opera del 2006, All Your Worth: The Ultimate Lifetime Money Plan.
Si tratta di una strategia basata su tre percentuali relative alle entrate nette familiari: 50% per i bisogni (spese necessarie come quelle alimentari, la rata del mutuo o il canone d’affitto, le bollette ecc.), 30% per i desideri (tempo libero, hobby, vacanze, cene fuori ecc. in sostanza, spese non irrinunciabili), 20% per i risparmi e/o investimenti.
Il metodo permette una certa flessibilità; infatti a seconda dei casi si potrebbe scegliere una suddivisione diversa come per esempio 55-25-20 oppure 60-20-20 o anche 50-25-25; è però fondamentale che per quanto riguarda risparmi e investimenti non si scenda mai sotto la soglia del 20%; quindi se in una famiglia si hanno entrate nette per 3.000 euro (derivanti per esempio da uno stipendio di 1.600 euro di un’insegnante di scuola secondaria e da uno stipendio di 1.400 euro di un operario generico), almeno 600 euro dovrebbero essere destinati a risparmi e/o investimenti.
Come può essere gestita la quota risparmi/investimenti?
Abbiamo visto che la quota minima per risparmiare e investire non deve essere inferiore al 20%; se non si riesce a rispettare questa percentuale è fondamentale sondare la possibilità di limare alcune delle spese necessarie (si potrebbe per esempio cercare di stipulare una polizza RC auto meno onerosa oppure verificare se ci sono offerte migliori per quanto riguarda le utenze domestiche ecc.); se ciò non è possibile è necessario ridurre le spese relative ai desideri.
Fatta questa premessa, per quanto riguarda il tipo di risparmio/investimento, le possibilità sono molteplici; fra queste si possono per esempio ricordare i Piani di Accumulo Capitale (PAC), strumento che consiste nell’accantonamento progressivo di un certo capitale attraverso versamenti periodici e costanti più o meno consistenti. Altre possibilità sono i conti deposito bancari (liberi o vincolati), i buoni postali, i Titoli di Stato, gli investimenti assicurativi, un fondo pensione ecc.